Pietro Malerba monaco dell’ordine dei Gerolimini e capo di una Congregazione che portava il suo nome, era considerato uomo da meriti non comuni. Per questo il 13 maggio 1469 gli fu conferito l’antico convento con annessa chiesetta dedicata ai Santi Faustino e Giovita in Torri e con esso anche quello di San Felice dopo Frader. A Torri vi giunse sicuramente malato perchè morì il 13 dicembre dello stesso anno. Un’antica leggenda narra che il religioso fu sepolto nel piccolo cimitero adiacente il convento. Sulla sua tomba non cresceva un filo d’erba, ne un fiore.
Mentre sulle altre e per tutto il cimitero il verde tappeto attecchiva con facilità, il piccolo spazio dove lui riposava era arido e secco. Preoccupati i confratelli pensarono ad una maledizione ed avvertirono il Vescovo di Verona che sorridendo propose ai frati di mettere le sue ossa in una bara e metterlo in chiesa. Fecero quindi costruire un sarcofago in marmo e lo misero alla sinistra dell’altare. Sul lato vi fecero scolpire una frase che probabilmente fu dettata da Domizio Calderini suo coetaneo e che sicuramente avrà conosciuto il beato;
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